Arancia “biondo di Scillato”

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L’arancia “biondo di Scillato” è una famosa eccellenza enogastronomica del territorio delle Madonie.

Come diceva lo “zio” in Johnny Stecchino, una delle piaghe della Sicilia è indubbiamente la siccità.

A causa della scarsità di corsi d’acqua e di precipitazioni, la nostra isola è spesso carente di acqua, per cui ogni possibile rivo, ogni falda deve essere sfruttata.

È quello che è successo a Scillato, piccolo comune sulla parte occidentale delle Madonie, attraversato da corsi d’acqua che sorgono dai monti che lo circondano: nel suo territorio sono apparsi da quasi un millennio diversi mulini, fondamentali anche per le diverse coltivazioni del territorio.

Oltre all’albicocca, Scillato può infatti vantare anche un altro prodotto all’interno della lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali: l’arancia “biondo”.

L’albero d’arancio

La definizione “biondo” si riferisce al colore di questo specifico frutto del Citrus sinensis.

L’arancio, appartenente alla famiglia delle Rutacee (ovvero gli agrumi) è un albero che può raggiungere i 12 metri di altezza.

Dai tempi di maturazione che si estendono per tutto l’inverno fino alla primavera inoltrata, i frutti convivono sulle chiome rigogliose dell’albero assieme ai fiori degli agrumi, le bianche e profumate zagare.

Esistono diverse varietà di arance, che però possono essere distinte innanzitutto per il colore: esistono quindi quelle a polpa rossa e le bionde (come nel caso di quella di Ribera o di Scillato).

La storia dell’arancia

Il Citrus sinensis è il frutto di un innesto tra il pomelo e il mandarino, avvenuto almeno 4000 anni fa nell’area della Cina al confine con i paesi del Sudest (Thailandia, Vietnam ecc.).

Questo agrume, attraverso la via della seta, arriva in Medio Oriente e così anche in Italia, per opera dei Romani.

Alcuni testi antichi parlano infatti di coltivazioni siciliane di “melarance”, che però furono dimenticate per diversi secoli. Furono i marinai portoghesi, nel XV secolo, a “riscoprire” il frutto dimenticato, che difatti prese il nome di portogallo, che resiste ancora oggi nel siciliano partuallu.

Per un approfondimento sulla storia di questo agrume, vi invitiamo a leggere l’articolo sull’arancia di Ribera DOP in cui ne parliamo più ampiamente.

La nascita della brasiliana

L’Italia può vantare almeno 40 sottospecie di arance, e la Sicilia rappresenta un orto fenomenale per questo agrume (oltre alla già citata arancia di Ribera DOP ricordiamo ancora l’Arancia Rossa di Sicilia IGP).

Ma questo frutto solca anche l’Oceano Atlantico, arrivando nel Nuovo Mondo.

Qui, più precisamente in Brasile, nasce una varietà molto particolare di arancia, che prende il nome di Navel.

Questa mutazione venne realizzata nel 1820 in un monastero brasiliano affacciato sull’Atlantico; negli anni successivi questo agrume mutato ritorna in Europa e in Sicilia, dove prende il nome di “brasiliana”.

Un secondo frutto

Con questo termine, che si collega all’origine geografica della mutazione, si indica un particolare tipo di arancia, detta “navel”.

Navel in inglese significa ombelico, e si riferisce a quell’incavo biancastro che potete osservare sul lato opposto a quello del peduncolo di un’arancia brasiliana.

Quell’ombelico altro non è che la parte esterna del secondo frutto. Avete sentito bene: all’interno di un’arancia navel cresce un frutto gemello, più piccolo, che potete facilmente osservare dal lato opposto a quello del picciolo.

All’interno di questa singolare sottofamiglia Navel si inseriscono poi le varietà di Navelina, Washington Navel e Brasiliano, ma in Sicilia si tende ormai a indicare con “brasiliana” qualsiasi arancia ombelicata.

Xillatum (Scillato) e la sua “arancia biondo”

Questo vale anche per l’arancia “biondo” prodotta a Scillato, un piccolissimo comune della provincia di Palermo, alle pendici delle Madonie e a pochi passi da Cefalù.

Questo territorio fu abitato dai tempi dei greci (si racconta che dei fuggitivi troiani si rifugiarono qui) anche grazie alla presenza di diverse sorgive che sgorgano tutt’ora dai tre monti ai cui piedi si colloca Scillato: il Cozzo di Castellazzo, il Monte dei Cervi e il Monte Fanusi.

Sul territorio di Scillato sono stati costruiti, nel corso dei secoli, diversi mulini: il primo ad essere documentato, nel 1156, riportava come località Xillatum (da cui deriva l’odierna Scillato).

La raccolta tardiva dell’arancia “biondo di Scillato”

Il territorio madonita fu da sempre favorevole alla coltivazione di agrumi, grazie alle sue sorgive e al clima tipico delle zone collinari, sferzato da venti floridi.

Grazie soprattutto a questi fattori esterni, l’arancia di Scillato presenta un vantaggio essenziale rispetto alla concorrenza: la sua maturazione può protrarsi fino ad aprile, dunque più in là rispetto ad altre varietà di arance.

La raccolta inizia quindi nel mese di marzo, dopo un irrigazione costante nei mesi precedenti, e viene fatta rigorosamente a mano.

Caratteristiche dell’arancia “biondo di Scillato”

L’arancia “biondo di Scillato”, conosciuta anche come brasiliana, presenta tre varietà: Washington, Nareline e Navelate.

Si tratta, in ogni caso, di un frutto dalla buccia dal pallido arancione, che si differenzia quindi dall’arancia rossa – la quale presenta una particolare pigmentazione dovuta alla presenza di antociani.

Anche la polpa interna è chiara, con la presenza di semi, e vi colpirà il suo sapore gradevole e una dolcezza inaspettata da un agrume.

Ideale per la realizzazione di succhi, per via della sua resa molto elevata, è un frutto da gustare anche da solo. Usata in cucina per condire la sarda a beccafico, con la sua buccia si realizzano i canditi, protagonisti di dolci tradizionali come i cannoli e la cassata.

Ogni anno, nel mese di aprile, si tiene a Scillato una sagra dedicata all’arancia “biondo di Scillato”, che anticipa di qualche mese quella in onore dell’albicocca di Scillato: si tratta in entrambi i casi di prodotti P.A.T.

Curiosità

Secondo la mitologia greca, Era portò in dote a Zeus le arance, custodite attentamente dalle ninfe Esperidi.

In passato, si era soliti dopo i pasti bere il capillaire, un caffè a cui si aggiungeva la scorza d’arancia.
Questo agrume è anche protagonista di alcuni proverbi.

L’arancia la mattina è oro, a pranzo è argento, la sera è piombo.

Le dolcezze domestiche son come gli aranci, bisogna educarli con molta cura. (Pino Caruso).

Aranci, aranci, cu havi vai si li chianci!

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