Ciliegia dell’Etna DOP

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L’isola di Sicilia è particolarmente ricca di eccellenze enogastronomiche.

In questo è certamente favoreggiata dal clima mediterraneo e dalla varietà di habitat e terreni, passando dalla brezza marina alle alture.

E ancora, è tanta la vita che nasce anche sotto le pendici del Mungibbeḍḍu, ovvero l’Etna.

Tra le tante specialità del territorio vulcanico cresce anche la ciliegia dell’Etna, dall’inconfondibile colore rosso brillante. Si tratta di un prodotto che può vantare un grande primato: è infatti l’unica ciliegia italiana ad aver finora ottenuto il marchio DOP. 

Dall’Asia minore alla Sicilia

La ciliegia è meglio conosciuta in Sicilia come cirasa. Questo è un termine linguistico che più della variante italiana si avvicina al nome che i latini diedero al frutto: ceresia.

Quest’ultimo deriva in realtà dal greco kérasos, sicuramente legato alla città di Cerasunte nel Ponto (nella parte nordorientale dell’Asia Minore, nell’odierna Turchia). Da qui, secondo Plinio il Vecchio, il ciliegio fu importato a Roma. L’autore romano affermava infatti «Cerasia non fuere in Italia (“Non esistevano ciliegie in Italia”)». 

Secondo Plinio il Vecchio (che distingueva il Cerasus dal Prunus, albero delle susine) il merito di avere importato l’albero di ciliegio si deve al console romano Lucio Licinio Lucullo.

Questi, dopo aver sconfitto il re ponto Mitridate nel 74 a.C., portò in patria i semi del Prunus Avium.

L’albero, nei due secoli successivi si diffuse in tutti i territori dell’impero romano, fino ad arrivare nella remota Britannia.

Un’altra interpretazione

Eppure, questa ipotesi di Plinio il Vecchio ha avuto una smentita da parte del botanico svizzero Alphonse de Candolle.

Questi, nel 1882 ha affermato che semi di ciliegio furono ritrovati in alcuni insediamenti preromani in Pianura Padana e in arcaiche palafitte in Svizzera.

È pur vero che semi di Prunus Avium sono stati ritrovati in insediamenti dell’Età del Bronzo in tutta Europa, dunque risalenti a ben prima del 74 a.C., per cui quello di Plinio il Vecchio sarebbe un errore di interpretazione. 

Probabilmente quello importato da Lucullo fu un tipo particolare di ciliegio, proveniente dalla regione caucasica, e che invece alberi di Prunus Avium fossero già presenti nel Vecchio Continente.

Del resto non abbiamo altre notizie di origine e datazione del Prunus Avium, l’albero della ciliegia dolce. Da esso si distingue il Prunus Cerasus (dal cui nome deriva l’odierna cirasa) che è invece il ciliegio amaro. 

Diffusione della ciliegia

Qualunque sia stata l’origine della ciliegia, nel corso dei secoli la sua diffusione è stata inarrestabile, estendendo il suo bacino di coltivazione dal Mediterraneo al lontano Oriente.

Alberi di ciliegio si trovano in tutta l’Europa continentale, in Gran Bretagna, nel freddo della Russia e della penisola scandinava, attraversando anche il Mediterraneo fino al Marocco e la steppa asiatica fino al nord dell’Iran e ad alcuni versanti dell’Himalaya. 

Oggi i più grandi produttori di ciliegie sono Turchia, Stati Uniti e Uzbekistan.

L’Italia si piazza invece al sesto posto con una produzione annua di almeno 100 tonnellate.

Il Bel Paese, grazie alla sua grande varietà di ambienti e climi, può vantare una estesa varietà di questo frutto, che è presente anche nelle regioni più settentrionali grazie alla sua nota resistenza al freddo.

Ma è nelle calde e ventose regioni del Sud che l’albero trova il suo habitat ideale. Ciò in quanto non gradisce i ristagni d’acqua ma al tempo stesso preferisce suoli non troppo secchi.

La ciliegia dell’Etna DOP

Photo by Samir Kharrat on Unsplash

Ed è proprio alle pendici dell’Etna che la ciliegia trova il suo ambiente ideale. In questa zona sono infatti tante e famose le produzioni di diverse varietà di ciliegie.

Non è un caso che spesso lo stesso vulcano sia associato proprio a tale frutto, che colora i vari versanti del massiccio.

Le peculiarità della ciliegia dell’Etna DOP sono quindi da addurre alle caratteristiche del luogo, ma anche al fattore umano.

Se infatti è vero che la quantità di sole e vento caratteristiche del versante orientale del vulcano, che si affaccia sul mar Ionio, sono propizie alla buona crescita dell’albero, è anche vero che la vicinanza con l’Etna e l’inevitabile presenza di terreni aspri e brulli ha richiesto un grande lavoro da parte degli agricoltori del posto.

I coltivatori etnei hanno dovuto ricorrere a diversi strumenti. Fra questi la captazione di falde sotterranee attraverso scasso delle terre, così da trasformare le sciare (termine derivante dall’arabo che significa letteralmente “terra bruciata”) in terreni fertili e rigogliosi.

Un lavoro continuo da parte dei tanti agricoltori, che permette così una costante crescita di questa eccellenza, che presenta diversi gradi di maturazione lungo i vari mesi caldi.

Caratteristiche della ciliegia dell’Etna DOP

Questo superbo frutto è prodotto da una particolare specialità di Prunus Avium, detto di Mastrantonio, riconoscibile già all’esterno, da diverse caratteristiche peculiari. Tra queste, oltre al già citato colore rosso brillante, aggiungiamo la grandezza del frutto (superiore alla media) e la lunghezza del peduncolo, ovvero lo stelo superiore.

Passando all’assaggio, la ciliegia dell’Etna DOP si differenzia da altre varietà per il suo esterno croccante e ad una polpa compatta, ma soprattutto per la sua bassa acidità, che lo rende un frutto dolce ma non stucchevole come altre varietà.

Un’altra caratteristica particolare della ciliegia dell’Etna DOP è costituita dai suoi tempi di maturazione.

Essi sono ben più lunghi rispetto alla canonica estensione da fine maggio fino agli ultimi giorni di luglio.

Al contrario, la specialità etnea presenta una raccolta più estesa grazie alla caratteristica del vulcano, che innalzandosi progressivamente dal livello del mare permette una coltivazione più differenziata.

Raccolta e commercializzazione della ciliegia dell’Etna DOP

Per via di questa sua natura, questa eccellenza si coltiva in pressocché tutti i comuni pedemontani, a partire da quelli affacciati sul mar Ionio come Acireale, Riposto, Fiumefreddo di Sicilia e Giarre, salendo fino a 1600 metri di altezza nei territori di paesi come Adrano, Castiglione di Sicilia, Belpasso e tanti altri. 

La raccolta avviene rigorosamente a mano, eseguita con cura e attenzione, evitando di staccarla dal peduncolo. Ciò per scongiurare la possibilità di infezioni e per mantenere le proprietà tipiche di questa eccellenza.

La ciliegia dell’Etna DOP si conserva poi in luoghi freschi e asciutti fino al confezionamento, che deve avvenire entro le 12 ore dalla raccolta, e alla successiva vendita, garantita dal marchio DOP di cui questa specialità gode.

Il frutto può essere poi mangiato da solo, grazie alla sua già nota dolcezza che però non eccede i limiti, permettendo una gustabilità che non esenta dal famoso detto “l’una tira l’altra”. È poi possibile utilizzare la ciliegia dell’Etna DOP per la preparazione di marmellate e confetture, ma anche per piatti salati come l’anatra.

Una ricchezza immensa per tutto l’indotto etneo, che inevitabilmente e a ragione pubblicizza la sua eccellenza con sagre ed eventi. Tra questi, se capitate alle pendici dell’Etna nell’ultima settimana di giugno, vi consigliamo di partecipare alla Sagra delle ciliegie e delle Rose, che si tiene ormai da più di 70 anni.

Oltre a questa, esiste la cosiddetta Reginetta delle Ciliegie, che riprende in chiave moderna un’antica festa popolare celebrata durante la raccolta del frutto nella località di Fondo Macchia a Giarre.

Curiosità

Grazie alla sua bontà e alla sua notorietà, la ciliegia (che ha anche un suo santo protettore, San Gerardo dei Tintori), è protagonista di leggende e miti.

In Giappone il ciliegio è un simbolo, e a tal proposito si racconta che le foglie fossero bianche in origine, ma che si fossero tinte di rosa per via del sangue dei samurai caduti.

In Sicilia si dice invece che le dichiarazioni d’amore fatte sotto gli alberi di ciliegio siano fortunate. 

Sono tanti anche i detti e le citazioni che riguardano le ciliegie.

Come il guerriero è un uomo tra gli uomini, il fiore del ciliegio è un fiore tra i fiori. (Proverbio giapponese).

Le disgrazie sono come le ciliegie: una tira l’altra

Le ciliegie rubate son più dolci.

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