Limone di Siracusa IGP

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Il limone di Siracusa IGP ha origini lontanissime, che affondano le radici nel remoto sud-est asiatico.

Dalla Birmania, questo prodotto, dopo un lungo viaggio, arriva in Sicilia, trovando nel clima dell’isola l’ossigeno vitale per la crescita rigogliosa della pianta, ancor più che in patria.

A capirlo, però, non furono i contadini del luogo, bensì i padri gesuiti, che puntarono su questa cultivar per dare un forte impulso all’economia isolana.

Il limone è il frutto che più di tutti gli altri è associato alla nostra isola, colorata del suo giallo acceso che la irradia.

Il limone di Siracusa, detto anche femminello siracusano, è così chiamato perché appartenente alla varietà femminello.

E’ caratterizzato da una buccia che varia dal verde al giallo acceso, vanta una polpa molto succosa ed un’elevata quantità di oli essenziali, che rendono questa specialità la più rappresentativa d’Italia e che sono valse al femminello siracusano il marchio IGP.

L’albero di limone

Il nostro succoso, dorato limone è il frutto del Citrus limon, un albero che appartiene alla famiglia delle Rutaceae, più comunemente note come “agrumi”.

Gli studiosi pensano si tratti di un ibrido, nato in maniera del tutto naturale, tra il cedro e l’arancio amaro. Può raggiungere i 6 metri di altezza e si tinge, per due volte all’anno, del candido bianco delle zagare (i fiori degli agrumi).

Queste lasciano poi il posto al limone, che può presentare – sullo stesso albero – una buccia verde o gialla. L’interno dell’agrume è diviso in spicchi, che a loro volta contengono delle membrane che ricordano delle gocce (quelle che rilasciano il succo) dette lemmy.

Come tutti gli agrumi, anche il Citrus limon arriva dall’Estremo Oriente.

Estremo Oriente

Testimonianze della coltivazione del limone si hanno in Cina già prima della dinastia Song, salita al soglio imperiale alla fine del primo millennio.

Molto probabilmente, però, il luogo di nascita del Citrus limon è in una vasta zona che va dalla Birmania all’Assam, regione dell’India che affaccia sul golfo del Bengala.

Grazie alle testimonianze letterarie, sappiamo che sia i greci che i romani conoscevano l’agrume, che è anche presente in alcune raffigurazioni murarie.

Chiamato mela della Media (ovvero dell’odierno Iran), era usato nell’antica Roma come antidoto e non come alimento, a causa del suo sapore aspro e forte.

Molto probabilmente, comunque, si trattava di frutti portati a Roma da soldati o commercianti. Ciò in quanto non si hanno prove paleobotaniche di cultivar di limoni in Europa.

Dalla Terra Santa all’Italia

Intorno all’VIII secolo il Citrus limon arriva in Medio Oriente, tra l’Egitto e la Persia. E proprio nell’odierno Iran il limone prende il nome che tutti usiamo: deriva infatti dal persiano līmū, che indicava in realtà tutti gli agrumi.

Con l’avvento dei califfati, il nostro frutto succoso fu riscoperto dagli arabi, che ne apprezzarono non solo il gusto ma anche i poteri terapeutici: così, il limone si diffuse in tutto il Medio Oriente. 

Quando poi si mosse guerra al dominio pagano in Terra Santa, i Crociati di ritorno in patria portarono con sé delle piantine dell’agrume, in particolare nel porto di Amalfi da cui poi si diffuse in tutta la penisola, e successivamente anche in America, a bordo delle Tre Caravelle.

Il limone in Sicilia: limone di Siracusa e limone Interdonato

Il limone giunge anche in Sicilia, sancendo un’unione inossidabile con l’isola (sebbene la popolazione non ne fosse ancora consapevole).

Infatti, il Citrus limon trova il suo habitat ideale in quella fascia della superficie terrestre che va dal 40° parallelo nord e il 40° parallelo sud: una zona che comprende Sudafrica, Messico, Uruguay e il bacino del Mediterraneo.

Insomma, la collocazione della Sicilia, unita al suo clima unico dovuto alla conformazione collinare del territorio, la rende la casa ideale del limone.

Questa potenzialità non fu però sfruttata appieno, visto che l’albero ricopriva una semplice funzione ornamentale.
Questo fino al Seicento, quando i Padri Gesuiti utilizzarono tutte le loro conoscenze botaniche per migliorare la coltivazione del Citrus limon.

Si ebbe quindi un aumento considerevole della produttività, e iniziarono a sorgere aziende dedite esclusivamente agli agrumeti, con esportazioni che arrivavano fino ai porti inglesi.

Il limone di Siracusa IGP

Punto di forza del limone di Siracusa è sicuramente la prossimità al mare.

Gli agrumi protetti dal marchio IGP non vengono prodotti al di fuori di una fascia costiera larga 10 km, che corre parallela al Mar Ionio da Augusta a Noto, passando per Avola, Floridia, Rosolini, Siracusa e altri comuni.

Ma non solo: gli agrumeti sorgono a non più di 210 metri dal livello del mare, e il suolo compatto è ben rinfrescato da corsi d’acqua come il Marcellino, l’Anapo e l’Asinaro, che scendono dai vicini Monti Iblei, a incorniciare la zona costiera del Val di Noto.

Una fioritura continua

Qui si estendono distese di limoni, della varietà femminello, così chiamata per l’elevata fertilità. Infatti, la pianta fiorisce e fruttifica tutto l’anno, e in base al periodo di maturazione si distinguono i 3 tipi di limone di Siracusa IGP:

  • Bianchetto, raccolto sin da metà aprile, con buccia e polpa gialli
  • Verdello, dalla buccia verde (come si evince dal nome) ma dalla polpa gialla, che matura da luglio
  • Primofiore, presente sull’albero da ottobre e dalla buccia che varia dal giallo al verde chiaro.

In tutti e tre i casi, la raccolta viene eseguita manualmente con l’uso di forbici.

Usi del limone di Siracusa IGP

Il prodotto finale, in tutte le sue tre varianti, è un’esplosione di succo e acido citrico, ma non solo: il femminello siracusano, grazie ai suoi oli essenziali, è utilizzato in tutto il mondo della cosmesi e dei profumi.

La buccia e la polpa, invece, sono ideali per la realizzazione di limoncelli, gelati, canditi, dolci e tante gustose ricette.

Nel 2000, il limone di Siracusa ha ottenuto il marchio IGP, a riprova della sua importanza nella produzione italiana, di cui costituisce un terzo del raccolto.

È anche protagonista della festa di Santa Lucia, patrona di Siracusa, il cui simulacro sfila il 13 dicembre di ogni anno, adornato da limoni e arance.

Curiosità

In passato, per mantenere lo smalto dentale, si era soliti strofinare un pò di limone; ancora oggi viene usato in ambito farmaceutico, ad esempio per abbassare la pressione arteriosa.

Gli Antichi Egizi utilizzavano il limone per imbalsamare i faraoni, mentre i Greci lo usavano come repellente contro le tarme.

Con i viaggi coloniali, poi, l’agrume era compagno immancabile per curare lo scorbuto: una malattia che era causata proprio dall’assenza nella dieta dei marinai di vitamina C.

Il limone è anche protagonista di alcuni detti.

Dell’arancia quel che vuoi, del limone quel che puoi.

Due fagioli, olio e limone e ti sentirai come un leone.

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