Pasqua in Sicilia: Fra riti e ricette tipiche

La Pasqua in Sicilia è un’esperienza indimenticabile che unisce tradizioni religiose e gastronomiche uniche.
E in effetti, manca ormai poco alle festività pasquali che abbelliranno tutta l’isola di riti sontuosi, di simulacri e festoni, accompagnati dalla musica delle bande e dalle bancarelle di dolciumi per i più piccoli.
Ovviamente, la Pasqua sarà anche un momento di convivialità in famiglia, che vedrà succedersi sul palcoscenico di una tavola imbandita, piatti di ogni tipo, primi, secondi, immancabili dolci, fino al caffè e all’ammazzacaffé.
Sebbene ormai vadano per la maggiore ricette nazionali come le lasagne, la Pasqua può essere un’occasione per riportare in tavola sapori e preparazioni della tradizione culinaria siciliana.
Quest’ultima offre tutta una serie di ricette, siano esse primi o secondi, ma anche una lunga lista di dolci tipici delle festività pasquali.

Le origini delle festività pasquali

La Pasqua in Sicilia si caratterizza innanzitutto per una serie di riti, unici e imponenti, che riempiono ogni giorno della Settimana Santa, dalla domenica delle Palme fino alla Pasqua.
Accanto alle celebrazioni eucaristiche, uguali in tutto il mondo cattolico, nei vari centri urbani dell’isola vanno in scena dei veri e propri eventi, che attraggono annualmente devoti e turisti. Si tratta a tutti gli effetti di rappresentazioni, attraverso le statue, di eventi della Passione di Cristo.
Molti di questi eventi sono stati inseriti nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia, avendo una lunghissima storia alle spalle.
In quasi tutti questi riti è comunque evidente l’influsso della ritualità spagnola, che ha inevitabilmente condizionato anche la devozione siciliana nel corso della lunga dominazione.
Un esempio chiaro di questa influenza spagnola sulla Pasqua in Sicilia è rappresentato dalla Processione dei Misteri di Trapani.
È anche vero, però, che riti simili sono attestati anche in regioni come la Puglia e la Calabria, non interessate dal dominio spagnolo.
Ecco allora che affiorano elementi ancora più antichi, come le rappresentazioni sacre medievali, o addirittura esterne alla chiesa cattolica.
E’ il caso dei riti ortodossi, ancora praticati in centri come Piana degli Albanesi e che hanno pervaso tutta l’isola durante la dominazione bizantina.
Ma le origini andrebbero ricercate ancora più in là, durante la prima dominazione greca: evidenti sono i richiami ai riti in onore del dio Adone.
In ogni caso, le festività pasquali si legano inevitabilmente alla rinascita della primavera, celebrata fin dai tempi primordiali portando in processione fronde di alberi, maschere, dolci e torce.
Tutto questo sostrato si va a fondere, intorno al XVII secolo, per dare luogo ai diversi riti della Settimana Santa in Sicilia, che risentono soprattutto dell’influsso della controriforma e della sua rivisitata teologia.

Pasqua in Sicilia: la domenica delle Palme

Le festività iniziano già 8 giorni prima di Pasqua, durante la Domenica delle Palme.
Si tratta di un evento, quello dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, celebrato in tutta Italia, ma che in Sicilia assume un carattere più teatrale.
È il caso di Buseto Palizzolo, in provincia di Trapani, che organizza la Processione della Via Crucis, una suggestiva rappresentazione notturna degli ultimi giorni di vita di Gesù.
Ritualità simili le ritroviamo poi a Enna, dove i membri delle confraternite mettono in scena l’arrivo a Gerusalemme del Cristo, il cui personaggio avanza su di un asinello.
A questi eventi si vanno ad aggiungere poi elementi tipici di tutta la Sicilia, con i ramoscelli di palme e olivi ai lati delle processioni. Ciò evidenzia legami al medioevo ma anche e soprattutto ai riti pagani della fertilità.

Pasqua in Sicilia: la Settimana Santa

Gli eventi si succedono giorno per giorno, con una frequenza che non ha eguali in tutta Italia.
Così, a Randazzo, durante il Lunedì Santo, la confraternita dell’Addolorata si dirige in processione verso la Chiesa dell’Assunta per fare visita al Santissimo.
Questa processione si ripete anche il Martedì, che invece a Caltanissetta diventa il momento della prima Scinnenza, parte dei suggestivi eventi della Settimana Santa del capoluogo nisseno che mette in scena momenti della Passione.
A Trapani si tiene invece la processione della Madonna dei Massari.
Anche nella giornata di mercoledì, nei capoluoghi trapanesi e nisseni vanno in scena altri momenti chiave della Settimana Santa, che vi invitiamo a leggere più nel dettaglio cliccando sui link sopra evidenziati.
Sempre nel trapanese, a Castellammare del Golfo, si tiene una rappresentazione della Passione, per le strade della città, narrata dal canto Ecce Homo, tradotto in siciliano da Francesco Leone.

La triade Santa

I tre giorni che precedono la Pasqua sono però quelli più vivi e sentiti in Sicilia.
Nella notte del Giovedì, subito dopo la messa in Coena Domini e la lavanda dei piedi, si ha l’antico rito dei sepolcri.
Durante questo rito i fedeli visitano le varie chiese della città per vegliare sull’altare del Santissimo, adornato di lavureddi, germogli di grano fatti crescere al buio.
I Sepolcri più suggestivi sono probabilmente quelli di Troina.
A Marsala va invece in scena una delle processioni più antiche d’Italia, ovvero la Sacra Rappresentazione della Passione del Signore: una vera e propria rappresentazione vivente della Passione di Gesù.
Il Venerdì Santo è invece il momento più atteso a Trapani, dove sfilano per le strade della città i bellissimi Misteri (mestieri), tipici anche di altre città come Caltanissetta, Ispica, Barcellona ecc.
A Troina si portano in processione il simulacro dell’urna (trasportato dagli uomini) e dell’Addolorata (dalle donne).
A Gela il simulacro del Cristo viene portato in processione sino al Calvario, per poi essere issato sulla croce (così come succede anche a Castelvetrano).
Nella suggestiva roccaforte medievale di Erice ha invece luogo la Via Crucis, che fino al 1856 vedeva la compresenza di attori e simulacri – ora rimangono solo questi ultimi.
In tutti i paesi, comunque, hanno luogo processioni di simulacri diversi, come quello dell’Ecce Homo a Canicattini Bagni, nel siracusano. 
Il Sabato è invece il giorno del silenzio e della preghiera, se non per alcuni eventi unici.
Fra questi la benedizione degli alberi a Terrasini o l’ultima processione della Settimana Santa di Randazzo.

La domenica di Pasqua

Si arriva così al giorno più atteso, quello della Pasqua. 
Sono diversi i riti che colorano a festa ogni paese dell’isola, a partire dalla tradizionale processione dell’Incontro.
Durante questa processione in diversi paesi come Troina, Ribera, Cassaro, Aidone, Caltagirone ecc. la statua dell’Addolorata esce in processione alla ricerca del figlio. 
A Castelvetrano si tiene un evento simile ma comunque unico nel suo genere per teatralità: l’Aurora.
Si tratta di una tradizione secolare che coinvolge ogni anno devoti e curiosi.
A Corleone, la sera di Pasqua, viene rimessa sul capo dell’Addolorata la Corona che era stata tolta il Venerdì in segno di lutto.
Una particolare usanza è quella di San Biagio Platani, in provincia di Agrigento, la confraternita del Santissimo Sacramento e quella del Rosario fanno a gara per realizzare i migliori addobbi, che vanno poi a cingere le strade della città come drappi.
Ad Adrano, così come a Prizzi, va invece in atto un rito molto più particolare e per certi versi impressionante.
Stiamo parlando della diavolata: una rappresentazione sacra di origine medievale, che va in scena nella piazza cittadina antistante il castello.
In questa rappresentazione 5 diavoli, usciti da una botola in mezzo al fumo, dialogano con la Morte ed un Angelo, che alla fine costringe i diavoli a gridare in coro “Viva Maria”.
Tutti questi eventi sono accompagnati dalle bande e, in alcuni centri dell’entroterra quali Leonforte, Montedoro, Alcara li Fusi ecc., da dei canti polivocali. Questi in genere sono eseguiti senza accompagnamento ma con il semplice sovrapporsi di voci, come accade nella musica sarda e in quella andalusa.
In altri centri (come Caltanissetta) si cantano poi le lamentanze, canti di dolore in latino o in siciliano.

Pasqua in Sicilia: l’agnello

La Pasqua è però non solo un momento di preghiera, ma anche di festa e convivialità, soprattutto dopo il lungo digiuno quaresimale.
Così, proprio come i riti si sono succeduti nei secoli, anche le ricette hanno imbandito le nostre tavole da tempo immemore.
Primo protagonista di questa tradizione culinaria è inevitabilmente l’agnello, preparato nei modi più disparati.
Si tratta di una carne amata non solo per la sua dolcezza e la sua delicatezza, ma anche per il significato simbolico che la pervade.
L’usanza di sacrificare un agnello ha ormai radici antichissime, addirittura precristiane, e oggi si tramuta in ricette e preparazioni sempre diverse.
Se a Trapani l’agnello è accompagnato dalla menta e a Ragusa dall’impanata, a Palermo invece lo si arrostisce e lo si serve con le patate – un altro modo valido è quello di cucinarlo in padella.
Ma l’agnello ritorna anche in un famosissimo dolce, realizzato con la pasta di mandorle.
Questo particolare agnello, realizzato però con materiale edibile ben diverso (a mo’ dei caci figurati), nasce a Favara, su commissione di una famiglia borghese che li faceva preparare alle suore del Collegio di Maria.
L’agnello pasquale di Favara, dal forte valore simbolico di purezza e resurrezione, era amato anche da papa Giovanni XXIII che ogni anno ne riceveva uno in omaggio.

L’uovo

Un altro protagonista della Pasqua in Sicilia è l’uovo, anch’esso simbolo di rinascita.
È utilizzato in un piatto della tradizione aragonese, ovvero il Taganu, dove se ne fa un grande uso.
Si tratta sostanzialmente di un timballo che contiene diversi ingredienti. La tradizione racconta sia nato dall’inventiva di una contadina che utilizzò quello che le era rimasto in casa (come nel caso del panettone).
Ma l’uovo torna prepotente anche in un altro dolce caratteristico della Pasqua, i cuḍḍura cull’ova.
Sono delle ciambelle biscottate, che presentano le forme più varie e che, di provincia in provincia, cambiano nome.
Nel trapanese si parla ad esempio di campanaro, in altre zone di pani cull’ovu, mentre a Palermo si ha il pupo cull’ovu (a causa della sua forma); a Catania, infine, a Pasqua si servono gli aceḍḍi cull’ova.
In ogni caso, elemento caratteristico di questo dolce è la presenza, al centro, di un uovo sodo intero, spesso anche colorato.

Altri piatti della tradizione pasquale

Oltre ai due protagonisti, la cucina siciliana ci regala tutta una serie di preparazioni tipiche, dalle carni ai dolci.
A Partinico si cucina ad esempio la sasizza pasqualora, realizzata con carne macinata rigorosamente durante la Settimana Santa.
Accanto ad essi, troviamo ricette come i panini di cena messinesi, e l’immancabile pasta, soprattutto al forno.

I dolci pasquali

Ma i padroni delle tavole pasquali sono soprattutto i dolci, a partire dalla tradizionale cassata.
Sempre a base di ricotta, ricordiamo le cassatelle di Pantelleria o quelle di Mirabella Imbaccari.
Passando ai biscotti, troviamo invece i nocattoli di Nicosia o le accene di Alimena, o ancora i sursameli di Ventimiglia di Sicilia.
La Pasqua è ormai alle porte, dunque non perdetevi i riti che abbelliranno l’isola nei giorni della Settimana Santa.
E ricordate che anche il palato vuole la sua parte, ampiamente soddisfatto dalle tante ricette tradizionali della cucina pasquale siciliana.

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